Andrea Cirincione
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l’invecchiamento sembra essere l’immigrazione;
•
Il circolo vizioso del costo della vita, dell’età pensionabile e della
scarsità di posti di lavoro obbliga ad altre soluzioni.
Accade che: le mansioni sono progettate per lo standard, i giovani
hanno scarso accesso e i maturi hanno un debole adattamento. Questo
rischia di essere un cortocircuito dal quale cercare di uscire.
Si possono individuare cinque spunti di riflessione per la costruzione di
una possibilità di rimedio:
1.
A qualsiasi età i deficit emergono quando le richieste lavorative
sono eccedenti;
2.
L’abilità compensa la minore funzionalità;
3.
Molti lavori non richiedono performance da ventenni;
4.
Il lavoro può e deve essere riprogettato;
5.
Il maturo può saper reggere meglio lo stress.
Le vere novità da introdurre sono le seguenti:
1.
Flessibilità;
2.
Autogestione di tempi/pause;
3.
Consenso alle personalizzazioni (Work Life Balance);
4.
Monitorare l’andamento lavoratore/lavoro (Indice WAI Work
Ability Index –Sorveglianza Sanitaria).
È tempo di affrontare il tema dell’età andando oltre la classica
“formazione degli adulti” o
andragogia
, perché ritengo che:
•
A qualsiasi età si può imparare: alcune esperienze “estreme” in
RSA dimostrano che persone anche molto anziane possono accostarsi a
nuove forme di apprendimento funzionale, ad esempio mediante il
computer;
•
Il lavoratore più anziano per apprendere nuove tecniche può aver
bisogno di tempo, e spesso sono solo i pregiudizi a far pensare che sia
un’azione inutile;
•
La formazione, se motivante, funziona sempre a patto che lasci
spazio ad una gratificazione personale di chi impara;
•
Il lavoratore maturo, esperto e aggiornato può formare i giovani,
in un circolo virtuoso che ha grande valore anche economico, inteso da
tutti i punti di vista (azienda, persona, Stato);