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La storia, i settori di impiego, i rischi e la prevenzione secondo la normativa italiana e comunitaria
L’acronimo PFAS (per e polyfluoroalchyl substances) si riferisce ad una classe molto vasta di sostanze di sintesi prodotte e utilizzate a partire dagli anni 40. La definizione internazionalmente accettata e più comunemente utilizzata è quella (OECD 2018, 2021): “i PFAS sono definiti come qualsiasi sostanza che contenga almeno un atomo di carbonio metilico (−CF3−) o metilenico (−CF2−) completamente fluorurato, senza atomi di H/Cl/Br/I attaccati”. Rientrano in tale denominazione oltre 4730 sostanze.
La storia degli PFAS in Italia ha origine dagli stabilimenti chimici attivi a partire dalla fine degli anni Sessanta a Trissino, in provincia di Vicenza. A seguito delle recenti vicende giudiziarie - undici ex dirigenti condannati per un totale di 141 anni di reclusione - emergono continuamente nuovi allarmi in diversi comuni italiani, segnalazioni su contaminazioni residue in falde, acque potabili, terreni agricoli. Il Ministero dell’Ambiente, la Regione Veneto, l’ARPAV, numerosi comuni, cittadini e associazioni dichiarati parti civili hanno ottenuto obbligo di risarcimenti per milioni di euro.
Per fare luce sui rischi connessi all'impiego di tali sostanze, il Gruppo di Lavoro "Rischio Chimico" della CIIP (Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione) ha elaborato un documento apposito scaricabile sul sito della CIIP.
Orario di apertura
Dal lunedì al venerdì
9.00 - 12.00 | 14.30 - 17.00
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AiFOS - Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro
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